Quel campetto di calcio ai piedi dell’acquedotto al Parco Argo

Giovedì 23 Giugno 2011 15:30 Donato Liotto
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altOggi, per giocare una partita di calcetto è cosa assai facile, basta prenotare uno dei tanti attrezzati campi di calcetto che si trovano in ogni dove, forniti di docce, illuminazione notturna, e spogliatoi super accessoriati di ogni confort. Ieri,per giocare a calcio bastava invece, recarsi al campo di calcio che si trovava proprio ai piedi dell’acquedotto normanno. Giustamente ora penserete, ma quando mai li cè stato un campo di calcio? Avite ragione! Certo, non cè mai stato, ma per le generazioni degli anni settanta c’era eccome! Il “nostro campo di calcio” non aveva spogliatoi, non aveva illuminazione, anzi era illuminato dai lampioni che stavano sulla strada, a mala pena si vedeva il pallone durante le notturne. Le docce poi manco a parlarne, però se ricordiamo bene, avevamo le “nostre docce” la fontana avvasciè Costantinopoli e per i più coraggiosi un’arrampicata sui muri di cinta dell’acquedotto e trovavi acqua a volontà. I nostri completino di calciatori poi, erano di mille colori, che teneva la maglia della Juve, chi dell’Inter, chi del Napoli, etc, praticamente, quando si giocava, per non sbagliare il passaggio della palla e rifirarlo all’avversario, si “alluccava a squarciagola” – “Pascà..piglià a palla…Pascà..a Palla… Strunzo..ma, pecchè non è pigljate a palle? “- Semplice, faceva parte dell’altra squadra, la palla l’aveva presa e aveva pure fatto gol. Le nostre scarpette, non avevano i chiodi, le nostre scarpe erano per molti di noi, scarpe che sio usavano per andare a scuola, la domenica a messa, e tutti i pomeriggi per giocare a calcio. Gli spalti poii, alle nostre partite erano sempre gremiti, tantissimi ad assistere, praticamente si usciva dalla scuola elementare di Costantinopoli e in ,massa ci si trasferiva sul campo dell’Acquedotto distante cento metri. Si iniziava a giocare dalle tre del pomeriggio, acqua viente e tuoni, e chgi ci fermava, i genitori, in pratica stavano tranquilli, quello era il nostro asilo, il nostroi doposcuola, la nostra sala di ritrovo. Poi a sera quando faceva buio, sentivi le urla da luntano- “Disgrazià..scurnnacchi..arritirete che stà o magnà n’coppa a tavola”- Erano le notre mamme, che con voce sovae ci invitavano a rientrare tra le mura domestiche. Che bello, per noi della nostra generazione, ci bastava nù “super SantoS” Era il pallone più usato all’epoca, costava poco, si faceva la colletta, o si comprava dal “Pannazzaro” gli davi quattro panni dismessi e lui in cambio ti dava o “na caccavella, uno vacille, ..o nu Super Santos.” Oggi, passando davanti all’acquedotto ci sono solo case, viene malinconia a pensare a un periodo che riguarda la nostra storia, che per alcuni non è importante, ma credeteci..per molti giovani aversani, oggi super affermati professionisti è uno spaccato della nostra vita.A testimoniarcelo e a ricordarcelo il “nostro, caro acquedotto”.