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Il cantico dell’Arco dell’Annunziata

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Quando passo sotto l’arco, mi viene spontaneo e alzo lo sguardo, ecco, vedo storia. Penso, poi rifletto e mi pongo domanda: chissà quanti in tanti secoli son passati di qua? L’Arco per noi è la storia, lui ci sovrasta, ci domina, e ci ricorda la nostra appartenenza, e a pensarci un po’... sembra ci protegga. La sua maestosa mole, fatta di tanti grandi mattoni, incastonati l’uno nell’altro, sembra un mosaico infinito. Li conti, arrivi a cento, gli giri intorno, riprendi a contare, lo sguardo e la mente, concentrati sui particolari. L’arco per noi è come un fratello, quando arriviamo, lui è li che ci aspetta, ci da il benvenuto, da lontano entrando in città vien spontaneo girare a sinistra evitare l’ingorgo del centro città, ma se manchi da tempo, è più forte di te: Obbligatorio passare, percorre quei pochi metri e sotto di lui esclamare: ”Si sono qua, sono finalmente arrivato sotto l’arco”. Lui, è punto di arrivo e di partenza, lui è il nostro riferimento. Troviamo a volte novità, luci sparse qua e là, lo hanno avvinghiato, esaltare con luci fluorescenti la sua bellezza,  Nel buio della notte lo vediamo brillare, lui si atteggia, e se  lo può permettere, sarebbe ugualmente bello, anche se la notte fosse tutta nera. La sua è una lunga storia, risale alle origini di questa città. Riprendo a contare, mi ero distratto, mattone su mattone, riprendo a girare intorno a lui, me lo voglio studiare? Chissà come facevano nei tempi antichi? A costruire cose così? Chissà a quale mente si son ispirati, ma ciò che conta è che ora lui è qua! L’Arco. Imponente, ha bisogno di cure, ogni tanto noi lo impacchettiamo, ma poi, quando apriamo il suo involucro, noi lo riscopriamo sempre più bello. Da porta Napoli, si vede l’orologio, lui scandisce la vita ed il tempo, lui nello scorrere ci ricorda sovente che ancora tanti anni dovranno passare, mentre attraverso ed entro in via Roma, mi giro e rivedo di nuovo il suo viso, la faccia dell’orologio mi sembra  mi segua? Eppure, amano dire: “Ha due  faccie si sa!”  A me questa cosa porta sorriso, la gente del luogo è così etichettata, due faccie, due volti,  è sinonimo d’infamità. Ma non voglio dar credito a questa tradizione, chi vive e lavora in questa città ,  difetti ovviamente come tutti ne ha, ma va anche detto, che la “ gente dell’Arco,”  si identifica e con lui, ci passa una vita, a sorridere su un “detto” che nel bene o nel male comunque di lui fa parlare. Lui cammina abbracciato, meglio dire appoggiato, data l’età,  alla facciata dell’antica Real Casa, dove all’interno un’altra realtà, vera storia di questa città. La chiesa col grande cupolone, la Chiesa del “Santo che dona l’amore,” infatti si dice “Donato da Dio”. Allora, volete ancora dubitare, allora che dite scendete anche voi? Quando passate, fermatevi un’attimo, alzate lo sguardo e ammirate la vostra storia. L’Arco per noi,  è il simbolo della nostra amata città! Ho finito, ora ritorno indietro e ripasso di la.




 




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